giovedì 20 febbraio 2014

Dei piccoli eroi

In Pennsylvania, negli Stati Uniti, c’è un’associazione che si occupa di recuperare i gatti abbandonati e maltrattati e di riavvicinarli all’uomo, per farli poi adottare a chi se ne vorrà prendere cura per davvero. I piccoli animaletti vengono raccolti in una specie di canile per gatti disperati che non hanno più fiducia negli esseri umani. Come potremmo dargli torto?
Ma come fa l’associazione, vista tale sfiducia da parte dei gattini, a recuperare gli animali? Beh, la risposta è semplice: gli affiancano quello che di meglio l’umanità può offrire…..I BAMBINI!
i bambini che partecipano a questo programma delicato di acquisto di fiducia devono semplicemente sedersi tranquilli in apposite stanze con i gattini a leggere ad alta voce libri per l’infanzia. Pian piano i gatti si abituano al sono ritmico della voce e tornano ad aver fiducia, si avvicinano e cominciano a fare amicizia e ricevere coccole.
Vi chiederete; tutto ciò funziona?
A detta dell’inventore di questo metodo, Kristi Rodriguez, la risposta è Sì: i gatti tornano ad essere socievoli con l’uomo e, cosa altrettanto positiva, anche per i ragazzini questo metodo appare vantaggioso in quanto si esercitano migliorando le loro capacità di lettura, aumentando così anche la loro autostima.
 Beh, che dire...

Bravi piccoli, continuate così!!!!!!!

martedì 18 febbraio 2014

Animali con il "naso rosso"

La Pet Therapy, ovvero l’uso terapeutico degli animali da compagnia, ha messo in luce un nuovo rapporto uomo-animale. Essa, viene anche definita "terapia dolce", proprio in virtù degli effetti benefici che possono essere riscontrati sia sotto il profilo psico-emozionale che fisico nei pazienti ai quali viene praticata.

Il rapporto che si viene ad instaurare tra il soggetto e l’animale intende sostenere lo sviluppo del versante  affettivo-emozionale, di quello ludico e di quello psicomotorio.  Infatti queste aree risultano compromesse a differenti gradi nelle persone autistiche.
La relazione che si crea  tra il soggetto autistico e l’operatore di Pet Therapy è  spontanea e flessibile ma allo stesso tempo anche programmata, tesa al raggiungimento degli obiettivi della terapia rispettando sempre le peculiarità del paziente. L’animale si inserisce all’interno di questa relazione come "mediatore emozionale" e come "catalizzatore" dei processi socio-relazionali. La Pet Therapy non è un tipo di terapia invasiva ed esclusiva, ma si inserisce all’interno di un più ampio progetto psicoeducativo già in atto, secondo un’ottica di integrazione individualizzata delle diverse strategie.

La dolcezza a quattro zampe



So che questo video può sembrare lungo. ma spero che dedicherete quattro minuti del vostro tempo per vedere ciò che mostra questo filmato.



Il cane ripreso è una femmina di nome Himalaya. Lei si rifiuta di lasciare il bambino che non vuole giocare con lei: il piccolo Hernàn di Buenos Aires affetto dalla sindrome di Down.
Himalaya nel persistere si rivela delicata e dolce ed Hernàn finisce per darle quel che sembra un abbraccio intorno al minuto 3:12





Fondazione Città della Speranza

Nella periferia industriale di Padova, la differenza tra il rassegnarsi e il reagire di fronte alle malattie dei bambini, oncologiche ma non solo, ha preso forma e sostanza ben precise: una torre con due “ali” protese verso il cielo, quasi a disegnare una colonna vertebrale. L’edificio di dieci piani progettato da Paolo Portoghesi è la sede dell’Istituto di ricerca pediatrica della Fondazione Città della Speranza. Un nome che nelle intenzioni dei fondatori rappresenta la certezza del presente, una sfida quotidiana perché attraverso la ricerca migliorino ulteriormente le possibilità di guarigione.

Vale davvero la pena raccontare la sua storia. Il punto di partenza, come spesso accade, è una vicenda personale. Vent’anni fa Franco Masello, un imprenditore vicentino, perde un nipotino a causa di una leucemia. Durante le visite al piccolo Massimo, ricoverato nel reparto di Oncoematologia pediatrica di Padova, Masello si rende conto della difficile situazione della struttura. Il bambino non ce la fa. Ma lo zio decide di non voltare le spalle di fronte a quanto ha visto e il 16 dicembre 1994 assieme a Zilio Virginio, Carlo Mazzocco e al professor Zanesco dà vita alla Fondazione “Città della Speranza”: in ricordo di Massimo e per dotare l’ospedale di Padova di strutture adeguate. Per la loro iniziativa i fondatori prendono ispirazione da “City of Hope” , una fondazione statunitense della quale apprezzano le modalità operative. In particolare, l’attenzione alla trasparenza, alla gestione del denaro e alla concretezza. Nel giro di quattro anni, grazie ad una raccolta di fondi capillare, la Fondazione realizza il nuovo reparto di Oncoematologia pediatrica, il laboratorio di ricerca e il day hospital. Dall’anno successivo(siamo nel 1999), nasce l’impegno a destinare almeno un milione di euro all’anno, per dieci anni, a favore della ricerca scientifica. A decidere quali siano i progetti più meritevoli, ci pensa un Comitato scientifico internazionale con i migliori specialisti dell’Oncoematologia. E sono più di 100, i progetti già finanziati. Il 2004 segna la svolta: Anna Maria de Claricini, pediatra milanese originaria di Padova, lascia alla Fondazione 4 milioni e mezzo di euro in memoria del marito, il professor Corrado Scarpitti, per la costruzione di un centro di ricerca pediatrico. L’8 giugno del 2012, l’Istituto di ricerca pediatrica viene inaugurato. «La Fondazione ha raccolto e investito ben oltre 50 milioni di euro finora — dice con orgoglio Masello — senza nessunissimo interesse, senza un centesimo di scandalo su soldi “girati” in altro modo. Siamo sicuramente rispettati, perchè abbiamo fatto e continuiamo a fare». La Fondazione Città della Speranza onlus, che compie 20 anni, è proprietaria dei terreni e della torre e, per una questione fiscale, li ha dati in usufrutto alla Fondazione Istituto di ricerca costituita dalla stessa Fondazione Città della Speranza, da Azienda ospedaliera e Università di Padova, Fondazione Cariparo, Comune di Padova e Camera di Commercio.