Nella periferia industriale di Padova, la differenza tra
il rassegnarsi e il reagire di fronte alle malattie dei bambini, oncologiche ma
non solo, ha preso forma e sostanza ben precise: una torre con due “ali”
protese verso il cielo, quasi a disegnare una colonna vertebrale. L’edificio di
dieci piani progettato da Paolo Portoghesi è la sede dell’Istituto di ricerca
pediatrica della Fondazione Città della Speranza. Un nome che nelle intenzioni
dei fondatori rappresenta la certezza del presente, una sfida quotidiana perché
attraverso la ricerca migliorino ulteriormente le possibilità di guarigione.
Vale davvero la pena raccontare la sua
storia. Il punto di partenza, come spesso accade, è una vicenda personale.
Vent’anni fa Franco Masello, un imprenditore vicentino, perde un nipotino a
causa di una leucemia. Durante le visite al piccolo Massimo, ricoverato nel
reparto di Oncoematologia pediatrica di Padova, Masello si rende conto della
difficile situazione della struttura. Il bambino non ce la fa. Ma lo zio decide
di non voltare le spalle di fronte a quanto ha visto e il 16 dicembre 1994
assieme a Zilio Virginio, Carlo Mazzocco e al professor Zanesco dà vita alla
Fondazione “Città della Speranza”: in ricordo di Massimo e per dotare
l’ospedale di Padova di strutture adeguate. Per la loro iniziativa i fondatori
prendono ispirazione da “City of Hope” , una fondazione statunitense della
quale apprezzano le modalità operative. In particolare, l’attenzione alla
trasparenza, alla gestione del denaro e alla concretezza. Nel giro di quattro
anni, grazie ad una raccolta di fondi capillare, la Fondazione realizza il
nuovo reparto di Oncoematologia pediatrica, il laboratorio di ricerca e il day
hospital. Dall’anno successivo(siamo nel 1999), nasce l’impegno a destinare
almeno un milione di euro all’anno, per dieci anni, a favore della ricerca
scientifica. A decidere quali siano i progetti più meritevoli, ci pensa un
Comitato scientifico internazionale con i migliori specialisti dell’Oncoematologia.
E sono più di 100, i progetti già finanziati. Il 2004 segna la svolta: Anna
Maria de Claricini, pediatra milanese originaria di Padova, lascia alla
Fondazione 4 milioni e mezzo di euro in memoria del marito, il professor
Corrado Scarpitti, per la costruzione di un centro di ricerca pediatrico. L’8
giugno del 2012, l’Istituto di ricerca pediatrica viene inaugurato. «La
Fondazione ha raccolto e investito ben oltre 50 milioni di euro finora — dice
con orgoglio Masello — senza nessunissimo interesse, senza un centesimo di
scandalo su soldi “girati” in altro modo. Siamo sicuramente rispettati, perchè
abbiamo fatto e continuiamo a fare». La Fondazione Città della Speranza onlus,
che compie 20 anni, è proprietaria dei terreni e della torre e, per una
questione fiscale, li ha dati in usufrutto alla Fondazione Istituto di ricerca
costituita dalla stessa Fondazione Città della Speranza, da Azienda ospedaliera
e Università di Padova, Fondazione Cariparo, Comune di Padova e Camera di
Commercio.
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