sabato 8 marzo 2014

Ridere e sorridere

Il dizionario della lingua italiana, alla voce “ridere” sentenzia: ”Mostrare allegrezza, specialmente spontanea e improvvisa, con particolare contrazione e increspamento dei muscoli della faccia ed emissione di suoni caratteristici”.
Questa spiegazione, in realtà, non aumenta di molto le nostre conoscenze. Possiamo allora considerare quelli che sono i due poli all’interno dei quali il ridere si manifesta: la risata e il sorriso.
 Ma che cos’è la risata? È l’elemento fondamentale del ridere. Essa è formata da una serie regolare di brevi monosillabi di timbro vocalico che, solitamente, sono rappresentati graficamente con: Ah – Ah, Eh – Eh, Ih – Ih, Oh – Oh, Uh – Uh.
Sa tratta di parole monosillabiche che fanno parte del vocabolario universale dell’uomo e che sono prodotte e riconosciute da tutti, indipendentemente dalla cultura (quindi dalla lingua) di chi le utilizza.
La risata costituisce, pertanto, una forma istintiva di comportamento geneticamente programmato. Ridendo vengono emessi dei suoni che manifestano emozioni provenienti dalla profondità biologica dell’individuo. La risata può essere considerata una funzione comunicativa bivalente. Infatti, può costituire sia un collante della relazione con l’altro sia un’arma in grado di valorizzare l’altro, umiliandolo.
Essa è una lingua misteriosa e universale, che costituisce una risposta inconscia ai diversi condizionamenti sociali e linguistici.
Dal punto di vista evolutivo filogenetico, la risata sembra rappresentare “un’antica vestigia vocale
Che ancora si mantiene e convive con il livello attuale del linguaggio verbale” (R. Provine).
È un gesto bio-psicologico, nato prima della parola, che l’uomo condivide, ma solo in parte, con i primati a lui più prossimi.
La risata viene anche considerata come l’esito finale di una serie di eventi, azioni, comportamenti espressi con discorsi, battute, disegni, rappresentazioni e altro che, volontariamente o meno, possono essere percepiti come ridicoli.
Abbiamo detto che la risata, nella sua espressione esterna, è basata sulla emissione di aria modulata in modi differenti a seconda del tipo di risata espressa. Tale emissione di aria produce un suono/rumore che è caratteristico di ogni personale modo di ridere. Ridere, tra l’altro, è più simile a un verso o un richiamo animale piuttosto che a un atto linguistico.
L’influenza sul comportamento umano del particolare tipo di suono emesso con la risata, sembrerebbe fare optare per la presenza (non accertata, ma solo ipotizzata) di un “rilevatore neurologico acustico” deputato a specifiche modalità di vocalizzazione. Il suono della risata consiste in una serie di note ilari di timbro vocalico e della durata di circa un sedicesimo di secondo regolarmente intervallata tra loro. Il loro tono va solitamente decrescendo con una riduzione graduale della sua intensità sonora quale conseguenza, a livello fisiologico, della riduzione dell’aria polmonare disponibile da parte di chi ride. La risata è costituita da note e suoni vocalici preceduti e seguiti da un lieve “sospiro”.
Ciò che permette di identificare l’emissione d’aria come risata sono le note vocali emesse e lo spazio che le separa.
La risata è in genere costituita da tratti stereotipati anche se non in maniera rigida: la maggior parte degli individui, infatti, ride in modo simile, ma non identico.

Inoltre, non è possibile ridere in maniera scollegata dal contesto e dalla personalità di chi ride. Un aspetto particolare e caratteristico della risata è proprio costituito dal suo essere innata e insita in ciascun individuo con l’intrinseca capacità di generarne altre (contagiosità della risata).





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