L’evoluzione
delle espressioni mimiche del sorriso e del riso è molto significativa, anche
per lo sviluppo del senso dell’umorismo ( Ceccarelli, 1988). Fin dai primi
giorni di vita e già nelle prime settimane, è stata osservata la presenza del
comportamento del sorriso. Naturalmente non si tratta di una vera e propria
risposta all’umorismo, ma è il risultato di un’attività spontanea del SNC
durante il sonno. Versi il 2° anno di vita compare un fatto nuovo: “il far
finta che”; questa è una procedura molto importante per coniugare realtà e
fantasia. ( Il clown utilizza quasi sempre questo simpatico gioco, che gli
permette di inventarsi storie e situazioni fantasiose). Questo comportamento è
chiamato gioco simbolico. Il fatto che i bambini ridano sovente durante il
gioco simbolico, fa pensare che esista un divertimento legato al manipolare le
immagini in questo modo, poiché l’oggetto fantastico (es. dito) è associato
all’oggetto reale (es. spazzolino) solo nella mente del fanciullo. Il processo
in questione viene chiamato assimilazione fantastica.
Questo
argomento è stato ampliamente trattato dallo psicologo Piaget, il quale
afferma:
“Il gioco simbolico segna senza
dubbio l’apogeo del gioco infantile… costretto ad adattarsi senza sosta ad un
mondo sociale di grandi, i cui interessi e regole gli restano estranei, e ad un
mondo fisico che afferra ancora male, il bambino non riesce come noi a
soddisfare i bisogni affettivi ed anche intellettuali del suo io in questi
adattamenti, che, per gli adulti, sono più o meno completi, ma rimangono per
lui tanto più incompiuti quanto più è in tenera età. È dunque indispensabile al
suo equilibrio affettivo ed intellettuale ch’egli possa disporre di un settore
d’attività la cui motivazione sia l’assimilazione del reale all’io…: tale è il
gioco…”
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